ISSN: 2663-9815 |
Studia linguistica romanica 2019.1
Information selection e information packaging
Alcuni spunti sull'organizzazione dell'informazione in testi narrativi orali in italiano e francese
Silvia Natale
Universität Bern
silvia.natale@rom.unibe.ch
https://orcid.org/0000-0001-9424-6367
Ricevuto il 16/8/2018, accettato il 14/11/2018, pubblicato il 9/4/2019 in base ai termini della licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
Riassunto: Il presente articolo indaga il rapporto tra categorie grammaticalizzate e l'organizzazione dell'informazione nella verbalizzazione di eventi. Basandoci su studi che riguardano principi di pianificazione macrostrutturale indaghiamo, sulla base di riassunti di un cortometraggio, il ruolo che categorie tipologiche come il pro-drop e l'ordine delle parole giocano nel determinare l'organizzazione dell'informazione. Rispetto a quest'ultima, l'attenzione è rivolta alla selezione delle informazioni e all'information packaging. Il confronto tra italiano e francese intende dimostrare come due lingue tipologicamente vicine si differenziano rispetto all'organizzazione dell'informazione. Sottili ma sistematiche differenze tra le due lingue permettono di illustrare come vengono strutturate informazioni rilevanti all'interno dei racconti orali analizzati.
Abstract: This article deals with the question of the connection between grammaticalized categories and specific patterns of information organization in the verbalization of events. Following studies on macrostructural planning principles, we examine, on the basis of the retellings of a film, the role of typological categories such as pro-drop and word order in determining core features in information organization. With respect to the latter, we put special emphasis on information selection and information packaging. The comparison of Italian and French intends to display patterned differences between two typologically close languages with respect to information organization. Thus, this article seeks to reveal subtle but systematic differences between the two languages that provide insights into how relevant information is structured.
Indice
1. Introduzione
2. Il quadro teorico
3. Metodologia
3.1 Il cortometraggio Quest
3.2 Svolgimento della raccolta dati e trascrizione
4. Information selection, ovvero la selezione delle entità da menzionare nel racconto
4.1 Obiettivi di ricerca e modalità di analisi
4.2 La frequenza della menzione delle entità inanimate
4.3 L'information packaging
5. Conclusioni
Bibliografia
1. Introduzione
[1] Il racconto di eventi, sia vissuti personalmente sia riportati, caratterizza la comunicazione umana fin dagli inizi della storia dell'umanità. La comunicazione che avviene tra i diversi membri di una comunità è stata infatti contraddistinta da sempre dalla necessità di raccontarsi, dando alla luce storie, orali e scritte, di diverso tipo (cf. cronache, storie di immagini, storie popolari, interviste, romanzi ecc.). L'attività universale del raccontare rappresenta quindi un agire linguistico definibile attraverso il suo essere internazionale, transtorico e transculturale (Barthes & Duisit 1975). Rappresentando una competenza chiave nelle interazioni verbali, il racconto nelle sue diverse forme ha inoltre una funzione ordinante e strutturante nello scambio di informazioni (cf. Labov & Waletzky 1967 per una descrizione dettagliata della strutturazione della narrazione). Nel creare infatti uno story world (cf. Herman 2009), eventi apparentemente 'disorganizzati' trovano il proprio ordine, attribuendo in questo modo alla narrazione non solo coerenza, ma anche un senso (Gumbrecht 1980). In questa prospettiva, racconti di diverso tipo vengono considerati da Herman (2003: 171) anche nella loro funzionalità cognitiva come sistemi «that organize all sequentially experienced structure, which can then be operationalized to create tools for thinking». Non sorprende quindi che in seguito al narrative turn (Fischer 1984; Fludernik 2005) il testo narrativo venga preso in considerazione, oltre che dall'analisi letteraria, anche da diverse discipline umanistiche, culturali e sociali (cf. ad esempio la giurisprudenza, la politica, l'antropologia sociale, la psicologia, la linguistica ecc.) che pongono alla base dei loro studi, con obiettivi disparati, questa forma di comunicazione universale.
[2] Anche il presente lavoro si serve dell'analisi del racconto, in questo caso sotto forma di narrazioni orali basate su un breve filmato (cf. paragrafo 3 per la metodologia) per esaminare, seppur in maniera parziale, una questione che si è riproposta sotto aspetti diversi nel corso della riflessione linguistica: il rapporto tra lingua e pensiero. Partendo dall'ipotesi che alcune forme tipologico-grammaticali (come ad esempio in italiano il soggetto zero e l'ordine relativamente libero dei costituenti) influiscano sull'organizzazione dell'informazione nella produzione linguistica (cf. Natale 2018), si illustrerà, con metodi psicolinguistici, il rapporto tra forme grammaticalizzate da una parte e pattern specifici nell'organizzazione dell'informazione all'interno di testi orali dall'altra. Sulla base di racconti prodotti in italiano e francese verranno confrontate le due lingue, tipologicamente vicine ma con corredi grammaticali differenti (cf. l'ordine costituenti e la presenza del soggetto zero), collegando i differenti esiti della pianificazione testuale a cause grammaticali. Si prenderanno in esame sia la selezione di informazioni sia la loro codificazione linguistica (information packaging).
[3] Quando un parlante vuole produrre un testo complesso, come ad esempio il racconto orale preso in esame, deve selezionare dalla sua base di conoscenze (cf. ted. Wissensbasis in Stutterheim 2004) le informazioni che ritiene rilevanti e ordinarle affinché possa produrre un testo coeso. La base per le seguenti analisi si connette al presupposto che i parlanti, quando selezionano e codificano tali informazioni, dispongano di un cosiddetto sapere concezionale (cf. ted.konzeptionelles Wissen in Stutterheim 1997) language-specific diverso per ogni lingua e, a sua volta, dipendente da categorie codificate grammaticalmente. Il modo in cui si costruiscono le informazioni all'interno di un racconto orale verrebbe quindi influenzato dal corredo grammaticale di un sistema linguistico, come dimostrato dagli studi di Talmy (1988), Berman & Slobin (1994), von Stutterheim, Carroll & Klein (2003) e Carroll & Lambert (2003). Il seguente lavoro si ricollega proprio all'approccio Thinking for speaking di Slobin (1991, 1996) secondo il quale la lingua o le lingue acquisite durante l'infanzia non raffigurano un semplice sistema di codificazione neutrale per la rappresentazione di una realtà oggettiva, ma rappresentano piuttosto un orientamento soggettivo nel «world of human experience» che influenza il modo in cui pensiamo quando parliamo (Slobin 1996: 91). Ogni lingua influisce dunque sul nostro modo di pensare e di percepire il mondo. Questa connessione trova riscontro nella produzione linguistica, ovvero nella pianificazione testuale, che sarà al centro di questo contributo.
[4] Il quadro teorico nel quale si inserisce questo lavoro parte dal principio che l'influsso delle lingue sulla pianificazione linguistica avviene già in una fase precoce della produzione. La produzione del linguaggio si articola, secondo il modello di Levelt (1996, 1999), in tre fasi. Nel cosiddetto conceptualizer viene preparata la struttura concettuale dell'enunciato che risulta in un messaggio preverbale. In questa fase avvengono due processi fondamentali: da un lato la pianificazione macrostrutturale, nella quale il parlante deve compiere delle scelte in merito al deciding what to say; dall'altro lato la pianificazione microstrutturale, nella quale le informazioni scelte vengono attribuite a una determinata prospettiva e assumono una forma proposizionale deciding how to say something.
[5] È importante notare che il messaggio preverbale acquisisce una codificazione linguistica solo nella seconda fase, nel cosiddetto formulator, dove avviene la codificazione grammaticale e fonologica. La terza fase si distingue per l'attivazione dei muscoli dell'apparato fonatorio che consente l'espressione dell'enunciato. A differenza di modelli comuni della produzione linguistica che vedono gli influssi delle singole lingue solo a livello della pianificazione microstrutturale (cf. Levelt 1996, 1999; Bierwisch & Schreuder 1992; Habel & Tappe 1999), questo lavoro si inserisce nel quadro degli studi che provano che determinanti processi decisionali come, ad esempio, il cosiddetto deciding what to say vengono influenzati dal corredo grammaticale già a livello macrostrutturale (cf. Carroll & Lambert 2003; von Stutterheim & Carroll 2005; Carroll et al. 2008; von Stutterheim et al. 2012).
[6] Partendo dall'idea che, per ciò che concerne l'organizzazione dell'informazione, vigono delle direttive che agiscono a livello globale (cf. Carroll et al. 2008) e che interessano, al di là della pianificazione locale, l'organizzazione del racconto intero incidendo sulla selezione delle informazioni (quali vengono integrate nel racconto?) e sulla codificazione linguistica delle stesse (information packaging), l'obiettivo di questo lavoro consiste nell'analizzare un campione di racconti orali in lingua italiana e francese in merito a processi di produzione che accompagnano la loro genesi, cercando di dimostrare che determinati processi decisionali dipendono da tratti grammaticali. Le due lingue esaminate, l'italiano e il francese, sono tipologicamente vicine, ma differiscono in due tratti da considerare fondamentali per la pianificazione testuale: la presenza o meno del soggetto zero (assente in francese e tratto tipologico distintivo per l'italiano) e soprattutto l'ordine dei costituenti (relativamente rigido in francese, relativamente libero in italiano), che si rivelerà decisivo per la presente analisi. Facendo riferimento alla questione del deciding what to say, si analizzerà in che misura i tratti tipologici sopra menzionati influiscono sulle scelte dei parlanti, ovvero sulla selezione delle informazioni.
[7] Ricapitoliamo dunque gli obiettivi del presente contributo: si analizzeranno produzioni linguistiche in italiano e francese in merito a principi di pianificazione macrostrutturale che saranno ricondotti a differenze tipologico-grammaticali come l'ordine dei costituenti; si dimostrerà che la selezione dell'informazione (ovvero il deciding what to say) e la codificazione linguistica (mapping) sono influenzati da fattori grammaticali. Prima di illustrare in maniera più dettagliata la procedura dell'analisi, esporremo la metodologia applicata.
3. Metodologia
[8] Gli obiettivi sopra definiti sono verificabili solo attraverso dati empirici comparabili. È stata adottata la metodologia del riassunto orale di un cortometraggio, che permette di mantenere stabile e costante la stimolazione degli informatori1.
[9] Per l'elicitazione dei dati linguistici è stato utilizzato il cortometraggio Quest di Thomas Stellmach. Il film, composto da quattro scene, narra le avventure di un omino di sabbia - l'unica entità animata del film - che, seguendo il suono di un gocciolio, si mette alla ricerca della fonte d'acqua, attraverso una serie di vicissitudini ambientate in scenari molto peculiari. Nella prima scena, l'omino si risveglia in un deserto, a corto di acqua. La sua attenzione è subito catturata da un gocciolio che sembra provenire dalla sabbia sotto di lui. Comincia dunque a scavare, finché non si forma una voragine che lo inghiottisce. L'omino si ritrova in un secondo ambiente ricoperto interamente da fogli di carta. Dopo aver avvertito lo stesso suono della scena precedente, si accorge che alcune gocce d'acqua sono cadute su dei fogli; ma, quando si china per raccoglierle, la carta si lacera sotto il suo peso, facendolo sprofondare in un nuovo scenario. Il terzo paesaggio è caratterizzato dalla presenza di cumuli di massi, alcuni dei quali precipitano dall'alto, mentre altri emergono improvvisamente dalla superficie. Individuata una piccola pozzanghera, l'omino, con l'aiuto di una pietra, cerca di sfaldare la superficie rocciosa per giungere finalmente all'acqua, ma la terra frana e lo inghiottisce. Il quarto territorio nel quale viene trascinato è un ambiente industriale, suddiviso in due livelli, dove sono in funzione alcuni macchinari. L'omino viene infine schiacciato da una pressa e, sgretolandosi completamente, finisce per ricomporsi nuovamente cadendo sulla sabbia di un deserto.
3.2 Svolgimento della raccolta dati e trascrizione
[10] I dati sono stati raccolti tutti in presenza dell'autrice, in strutture universitarie a Heidelberg, Napoli, Berna e Parigi e in un liceo di Lione. Gli informatori, di madrelingua italiana o francese, hanno visto il film una prima volta integralmente, senza interruzioni. Durante la seconda proiezione, il cortometraggio è stato fermato dopo ogni scena e agli informatori è stato chiesto di rispondere alla domanda Cos'è successo?2, creando così un racconto suddiviso in cinque parti (mondi di sabbia, carta, massi, industria 1 e industria 2). I racconti sono stati registrati digitalmente e successivamente trascritti senza prendere in considerazione le modalità di trascrizione abitualmente adottate per l'analisi del parlato. Sono state segnate invece pause prolungate (*), cambi di progetto (/) e enunciati non comprensibili (()).
[11] Le narrazioni sono suddivise in segmenti, ognuno dei quali corrisponde a un evento verbalizzato. Segue l'estratto di un racconto in cui un'informatrice racconta il mondo di carta:
(1) |
l'omino di prima lo stesso omino di prima si risveglia in un mondo
strano tipo fatto di fogli di carta di pezzi di carta |
[12] Per l'italiano sono stati registrati 59 parlanti tra i 20 e 25 anni, mentre per il francese il corpus è costituito dai contributi di 49 persone tra i 18 e i 25 anni. Il numero di uomini e donne è pressoché equilibrato in entrambe le lingue. Si tratta esclusivamente di studenti universitari per l'italiano e di studenti sia universitari che maturandi per il francese.
4. Information selection, ovvero la selezione delle entità da menzionare nel racconto
4.1 Obiettivi di ricerca e modalità di analisi
[13] Come menzionato nel capitolo precedente, l'omino di sabbia rappresenta l'unica entità animata del cortometraggio, qualificandosi così come principale candidato per l'occupazione della posizione del soggetto, non da ultimo a causa della quaestio (cf. von Stutterheim 1997) Cos'è successo (a x) nel momento tn?. Mediante diverse misure del riferimento personale, come l'anafora, il protagonista viene mantenuto come topic (Lambrecht 1994) dell'enunciato.
[14] Tuttavia anche alcune entità inanimate (fogli di carta volanti, massi in movimento) possono occupare la posizione del soggetto, causando un topic shift. L'obiettivo delle seguenti considerazioni è analizzare se l'italiano e il francese differiscono circa la selezione delle entità inanimate che, con il ruolo semantico di agente, concorrono con l'omino di sabbia in veste di protagonisti. Appartenendo al settore della selezione dell'informazione, questa analisi contribuisce alla descrizione dei processi di pianificazione macrostrutturale.
[15] Per indagare l'interazione tra il protagonista animato e le entità inanimate sono stati analizzati due momenti del racconto. Nel primo, ambientato nel mondo di carta, l'omino di sabbia viene urtato da un foglio di carta che, sospinto dal vento, finisce contro il protagonista, facendolo cadere. Il secondo passaggio analizzato riguarda il mondo di pietra e vede il protagonista evitare di poco un masso caduto dal cielo. Durante le analisi sono stati presi in considerazione i seguenti punti:
(1) L'italiano e il francese differiscono nella frequenza con cui si menzionano le entità inanimate?
(2) Quale status informazionale viene attribuito alle entità se vengono menzionate? Vengono codificate come soggetti di una frase principale o di una frase subordinata? E l'italiano e il francese differiscono riguardo al cosiddetto information packaging?
4.2 La frequenza della menzione delle entità inanimate
[16] Per quanto riguarda la frequenza della menzione, l'italiano e il francese non presentano differenze. In italiano il foglio di carta e il masso 'concorrenti' vengono citati nel 44,0% dei casi (52/118). In francese le occorrenze salgono al 46,9% (46/98)3.
[17] Con information packaging s'intende, secondo Engdahl & Vallduví (1996), la strutturazione di enunciati in merito alla loro 'confezione' sintattica, prosodica o morfologica. In questa sede considereremo la struttura sintattica, atta a mettere in risalto la prominenza delle entità inanimate. Nel corpus sono state individuate diverse modalità di codifica delle entità inanimate, classificabili secondo una graduatoria che rispecchia la prominenza dell'entità inanimata. La posizione più alta in questa gerarchia viene ricoperta dall'entità codificata come soggetto di una frase principale. Viene seguita dall'entità inanimata che occupa la posizione di soggetto in una frase subordinata. Si ha invece minor prominenza in una frase in cui l'entità inanimata riveste il ruolo di complemento verbale.
[18] Il seguente schema illustra, con esempi presi dal corpus italiano, le modalità di codificazione individuate sia per l'italiano che per il francese.
[19] I risultati dimostrano che le due lingue, che come detto sopra non differiscono nella frequenza con cui si menzionano le entità inanimate, esibiscono invece pattern diversi nell' information packaging. Dal grafico seguente si evince che, in italiano, l'entità inanimata raggiunge lo status di soggetto della frase principale nel 38,5% (20/52) dei casi, superando nettamente il 15,2% rilevato per il francese (7/46)4. Il francese preferisce contrariamente di gran lunga, rispetto all'italiano, la codificazione dell'entità inanimata sotto forma di complemento (47,5%, ovvero 22/46). In questo modo l'entità inanimata è sottoposta a un downgrading (cf. Carroll & Lambert 2003) che allo stesso tempo garantisce la continuità tematica salvaguardando la posizione del protagonista animato come soggetto della frase principale. La possibilità del downgrading viene utilizzata dagli informatori italofoni solo nel 21,2% dei casi (11/52).
[20] Un'ulteriore analisi eseguita indaga invece se la citazione dell'entità animata come soggetto di una frase principale dipende dalla qualità dell'interazione tra omino e entità inanimata. Partendo dai risultati riguardanti il foglio di carta svolazzante, si può affermare che l'italiano e il francese differiscono nella sensibilità rivolta all'impatto che l'entità inanimata ha sul protagonista. Gli informatori francofoni si sono dimostrati più propensi alla menzione del foglio di carta in posizione di soggetto se l'interazione ha un effetto sul protagonista che, come dimostrano i dati, spinge gli informatori a introdurre nella descrizione dell'evento, oltre all'entità inanimata, anche il protagonista animato, sia pure con un ruolo sintattico subalterno (come nell'esempio la feuille lui touche le visage). Per quanto riguarda l'italiano, l'entità inanimata raggiunge lo status di soggetto di una frase principale anche senza attribuire al protagonista nella descrizione dell'evento un ruolo sintattico (come nell'esempio e questi fogli di carta volano insomma, volano anche in aria).
[21] Il seguente schema illustra la maggiore sensibilità del francese verso la qualità dell'interazione tra omino ed entità inanimata. Se per il francese la menzione dell'entità inanimata con funzione di soggetto avviene maggiormente nei casi in cui l'interazione produce una conseguenza per il protagonista (60,0%), in italiano l'impatto sul protagonista non è rilevante (solo nel 27,9% dei casi). Anche quando l'interazione non ha nessun effetto, il foglio di carta si qualifica come soggetto di una frase principale (44,2% contro il 10,0% del francese). Sia in italiano che in francese la frequenza dei casi in cui il foglio di carta viene menzionato almeno due volte, sia con sia senza effetto per l'omino di sabbia, si aggira attorno al 30%.
I dati illustrano quindi che l'italiano e il francese differiscono circa l'occupazione della posizione del soggetto in una frase principale che, in francese, è quasi esclusivamente riservata al protagonista animato. Altre entità inanimate con la funzione di agente subiscono un downgrading per non intaccare il ruolo del protagonista animato come soggetto di una frase principale. L'italiano invece riserva anche alle entità inanimate la possibilità di candidarsi come soggetto in una frase principale, mostrando così che la connessione tra il ruolo di topic e la posizione del soggetto è meno stretta rispetto al francese. Dopo aver rilevato le differenze tra italiano e francese, ci si pone la domanda su quali siano i fattori grammaticali che provocano tali differenze a livello macrostrutturale nella codificazione, ovvero lo status accordato alle entità inanimate.
[22] Una spiegazione potrebbe risiedere nell'ordine relativamente libero dei costituenti in italiano. Dai dati risulta che in 8 su 20 (= 40%) frasi in cui l'entità inanimata ricopre il ruolo di soggetto di una frase principale, il soggetto segue il verbo producendo una struttura OVS. La possibilità di poter sfruttare l'ordine OVS in italiano, anteponendo quindi l'oggetto al verbo, permette di mantenere una continuità tematica del protagonista anche se non ricopre la posizione del soggetto. Il seguente estratto da una trascrizione relativo al mondo di carta mette in evidenza questa tendenza:
(2) |
quindi cade in questa voragine |
La sequenza inizia con un mezzo referenziale molto leggero, ovvero l'ellissi in quanto il topic della sequenza è altamente accessibile in quanto precedentemente introdotto (cf. Chini 2003). Segue una catena anaforica e i diversi esempi sul modello gli (oggetto) arriva (verbo) un foglio (soggetto) in faccia dimostrano che, pur assegnando la funzione di soggetto all'entità inanimata, la continuità tematica non viene interrotta. Si giunge quindi grazie all'ordine OVS, sfruttato con una relativa sistematicità nei casi in cui l'entità inanimata ricopre la posizione di soggetto all'interno di una frase principale, a una sorta di compromesso che permette sia uno status 'alto' dell'entità inanimata sia la continuità tematica del protagonista. Questa differenza di natura grammaticale sembra essere alla base delle differenze di codificazione, a loro volta frutto di pianificazioni macrostrutturali.
5. Conclusioni
[23] Il presente contributo ha illustrato che, secondo i dati qui presentati, il francese e l'italiano, due lingue tipologicamente vicine, differiscono rispetto a un ambito centrale della pianificazione macrostrutturale, ovvero nella selezione delle informazioni all'interno di narrazioni orali basate sul cortometraggio Quest. La selezione delle informazioni è stata analizzata in questa sede prestando attenzione alla 'concorrenza' che si crea tra l'unica entità animata del cortometraggio e altre entità inanimate che svolgono un ruolo agentivo. Anche se le due lingue esaminate non presentano differenze nella frequenza con cui vengono selezionate le entità inanimate che entrano in concorrenza con il protagonista delle narrazioni, sono state rilevate delle differenze circa il loro mapping. Mentre nei dati francesi qui esaminati raramente le entità inanimate vengono codificate come soggetto di una frase principale, nei dati italiani questa possibilità viene sfruttata. Si ipotizza che ciò avvenga grazie alla possibilità dell'ordine OVS, che permette di conciliare la continuità tematica del protagonista e la selezione di entità inanimate. I dati qui esaminati dimostrano quindi che la pianificazione macrostrutturale analizzata in base al deciding what to say è sensibile a fattori tipologico-grammaticali: l'ordine dei costituenti più rigido in francese rende meno frequente il mapping di un'entità inanimata come soggetto in una frase principale per non interrompere la continuità tematica del protagonista animato. In italiano l'ordine OVS sembra permettere maggiore libertà nella codificazione delle entità inanimate e influire in questo modo sulla pianificazione macrostrutturale.
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1 La metodologia scelta è strettamente legata alle attività del progetto Konzeptualiserung und einzelsprachliches Wissen in der Sprachproduktion , sostenuto dalla Deutsche Forschungsgemein-schaft e diretto da Christiane von Stutterheim alla Ruprecht-Karls-Universität di Heidelberg.
2 La domanda Cos'è successo?, che elicita il racconto, si inserisce nell'approccio della quaestio (cf. Klein & von Stutterheim 1987, 1992; von Stutterheim 1997), che percepisce il racconto come una risposta complessa a una domanda. Che sia implicita o esplicita come nel nostro caso, la quaestio innesca un processo di pianificazione testuale che si basa su una pianificazione globale (von Stutterheim & Klein 2008). Un racconto orale si fonda sulle seguenti domande: Cos'è successo nel momento tn?,Cos'è successo nel momento tn+1?,Cos'è successo nel momento tn+2?, Cos'è successo nel momento tn+3? e così via. La domanda introduttiva impone delle direttive che possono essere di natura contenutistica (che possono quindi riguardare la scelta del quadro referenziale, la base di conoscenza e la prospettiva adottata) o strutturale (ad esempio l'articolazione in strutture topicali e focali) e ha una funzione strutturante per il racconto in quanto incide sulla scelta e sull'organizzazione delle informazioni.
3 Le percentuali qui presentate sono calcolate in base al totale delle menzioni del foglio di carta e/o del masso rispetto ai frammenti di testo (118 per l'italiano, prodotti da 59 informatori sia per il mondo di carta che per il mondo di pietra, quindi moltiplicati per due; 98 per il francese, prodotti da 49 informatori per i due mondi).
4 Le percentuali sono calcolate in base alla frequenza del tipo di information packaging rispetto al totale delle menzioni del foglio di carta e/o del masso.